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GENIUS LOCI con Vincenzo Labellarte. UDINE 13|09 – Obiettivo CreAttivo

30 August 2024

Realizzato in occasione del Premio Friuli Venezia Giulia 2024, grazie al CRAF di Spilimbergo e il Comune di San Vito al Tagliamento, Genius Loci rappresenta un viaggio fotografico tra i luoghi e i segni di tre territori del paesaggio Italiano.

Se nella Roma Antica Genius Loci era un’entità soprannaturale legata a un luogo, in epoca moderna il concetto viene applicato alla città e il territorio dall’architetto e teorico Christian Norberg-Schulz, che lo definisce come l’insieme delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città.

La ricerca dei caratteri di un territorio è sempre stato per me il modo più naturale per conoscere ed entrare in relazione con quel luogo e i suo abitanti, a partire dalla provincia di Bari dove sono nato, passando per Roma dove mi sono formato, per finire con il Friuli, dove attualmente vivo. Caratteri di tipo storico, oggettivamente riconosciuti, ma anche soggettivi, legati ai ricordi e alle storie individuali.

In Puglia ho scelto di raccontare, sotto la luce tagliente del sud, alcuni aspetti che per me caratterizzano la provincia di Bari, come la progressiva sostituzione del tessuto urbano storico da parte di quello contemporaneo, la presenza frequente nel paesaggio urbano di simboli religiosi in situazioni a volte del tutto inaspettate e infine l’insieme di ricordi ed emozioni che mi legano a quei luoghi.
A Roma invece la dimensione notturna mi è sembrata quella più adatta a raccontare l’identità della città. Dopo il tramonto la capitale acquisisce un’atmosfera molto diversa da quella caotica che manifesta di giorno, richiamando un certo immaginario surreale e cinematografico. E’ in quell’atmosfera che i cantieri acquistano una dimensione estetica imprevista e i contrasti che derivano dalla la stratificazione millenaria del tessuto urbano si fanno più evidenti.
Il Friuli ha rappresentato per me un territorio completamente nuovo, con caratteri molto diversi da quelli degli altri luoghi in cui avevo vissuto. Un territorio che ho cercato di conoscere attraverso il mezzo fotografico scoprendo un paesaggio, spesso immerso in una luce diffusa, caratterizzato da forme dell’abitare tradizionale molto legate alla storia del territorio, in cui a volte la vegetazione tende a riappropriarsi degli spazi che le erano stati sottratti e dove il rapporto tra memoria e luoghi, anche quelli dimenticati, risulta sempre presente.

Vincenzo Labellarte
Nato a Bari nel 1974, nei primi anni di università inizia a studiare fotografia, sviluppo e stampa in camera oscura. Successivamente si trasferisce a Roma dove completa gli studi in Architettura e approfondisce lo studio della fotografia documentaria, focalizzando l’attenzione su progetti a lungo termine.
Attraverso i suoi studi di architetto e fotografo, sviluppa un interesse per la rappresentazione del paesaggio urbano e lo studio del territorio, in particolare per le ricerche sul paesaggio americano del movimento New Topographics e per i lavori dei fotografi della scuola di Düsseldorf e della scuola italiana di paesaggio.
Il suo percorso di ricerca si concretizza inizialmente  in una trilogia di progetti, pubblicati ed esposti a Roma, Reggio Emilia e Torino, che ritraggono segni e criticità di una Roma raccontata nella sua dimensione notturna: “Assedio” (2013), “Omnia Mutantur” (2016) e “Garbatella 100” (2020).
Credendo nel valore della condivisione di idee, ha promosso e partecipato a progetti collettivi come l’esposizione “Niente da Vedere” del 2015, in cui quattro fotografi hanno raccontato la loro idea di quotidianità urbana, e “Lìmine – Guida ai limiti di una città”, progetto sul concetto di confine territoriale, curato da Massimo Siragusa e pubblicato come libro nel 2017.  
Collabora e pubblica con il settimanale l’Espresso, AR Magazine – Rivista dell’Ordine degli Architetti di Roma e pubblica su Int/Ar Journal, della Rhode Island School of Design. Nel 2014 si trasferisce a Spilimbergo, dove inizia una serie di ricerche personali sul territorio friulano e si occupa di didattica attraverso laboratori di tecnica e linguaggio fotografico.
Dal 2018 documenta le mostre antologiche di Paolo Pellegrin a Roma, Amburgo, Torino e Venezia. Attualmente si occupa di fotografia museale collaborando con il Museo MAXXI di Roma e prosegue il suo lavoro nell’ambito della fotografia di architettura e del territorio.


Obiettivo CreAttivo 2024 è realizzato da Exhibit Around APS con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia – Io Sono FVG e la partnership con il Circolo Fotografico Friulano.

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